//AHENEAH – Punto croce ad arte

Quando si dice "serendipità "... Oggi, cercando tutt’altro, sono entrata in contatto con il lavoro di Aheneah, alias Ana Martins, graphic designer e artista portoghese.

 

Ultimamente mi sono avvicinata al mondo del knitting con la volontà di recuperare una manualità ormai sopita, mettermi alla prova per creare qualcosa di nuovo e “su misura” per me e  – soprattutto – cercare di disconnettermi almeno temporaneamente dall’humus digitale in cui sono immersa per più dell’80% del mio tempo.

 

Questa insolita decrescita serena mi ha portato anche a riscoprire e valorizzare le antiche tradizioni della mia famiglia, dove il “saper far andare le mani” è sempre stata una prerogativa tutta femminile: sia mia madre che mia nonna e le sue sorelle sono sempre state ottime sarte, knitters e ricamatrici ma soprattutto improvvisatrici ingegnose con un occhio attento al recupero e al ready-made. Mani esperte ed industriose che a colpi di ago e filo, ferri e uncinetto non si sono mai scoraggiate, ma con grande perseveranza un punto dopo l’altro sono riuscite a rammendare, foderare, tessere e ricamare ogni superficie vittima dei nostri piccoli disastri.

 

Scoprire il lavoro di Aheneah è stato illuminante: ispirata anche lei dalle lezioni di punto croce e cucito della nonna è riuscita a reinterpretare e tradurre in chiave moderna le proprie competenze grafiche con il mondo della tradizione, svecchiando (è il caso di dirlo) un’arte considerata agée e poco appetibile come “fare la calzetta ” riuscendo a creare qualcosa di nuovo e assolutamente contemporaneo, ma soprattutto molto personale.

 

Aheneah  racconta un mondo in cui il digitale e la componente analogico-manuale si integrano e si compenetrano perfettamente, dando origine ad una “terza dimensione” con un’identità propria ben definita.

Ne sono una prova le sue installazioni di street art su larga scala, o opere di dimensioni più contenute (ma non per questo meno minuziose) come il font "Means Sans", un carattere ideato per essere ricamato, o ancora il manifesto tattile per WOOL, urban art festival portoghese.

 

Nonostante la giovane età, il lavoro di Aheneah è determinato, preciso e attento.

Osservando le sue opere da vicino capisco l’impegno, il radicamento con la tradizione e la costanza di ogni piccolo gesto: vedo il progetto sulla carta, l’idea concretizzarsi nella griglia modulare e farsi strada snodandosi  tra i fili intrecciati.

Punto dopo punto  la forte matericità del supporto si dissolve, l’opera acquista una vita propria per diventare un’entità a sè leggera e vibrante di poesia, una vera magia.

 

Grazie quindi alle nonne come Enrica, la mia, e Narcisa, la sua, che pazientemente hanno saputo educare la nostra creatività e che ancora oggi continuano a tramandare alle nuove generazioni quell’ ingegno e quel saper fare tutto femminile.

Un savoir faire pratico, che è poi la vera arte di arrangiarsi, di riparare, di creare dal nulla sperimentando soluzioni sempre nuove usando la semplicità del gesto.

 

Ad oggi - a mio avviso - è il “provare a fare” la vera trasgressione.

In un mondo sempre più digitalizzato e virtuale rinunciare all’oracolare problem solving di “ask Google”, silenziare i consigli di “hey Siri” e ignorare i tutorial online è un atto sovversivo: riscoprire l’incertezza del risultato è un brivido e sperimentare l’imperfezione del “fatto a mano” è liberatorio, come andare in scena senza copione.

 

Ricominciamo a sbagliare, a riappropriarci del senso dell’errore, ad aprirci nuove possibilità, rieduchiamoci.

Il lavoro di Aheneah è una lezione preziosa: alleniamoci alla costanza del perseverare, creando in prima persona le strade giuste per noi esplorando anche lontano dal seminato, dentro e fuori dalle righe, fuoripista.

“Errare humanum est”, ecco la vera rivoluzione!

Quindi torniamo umani, rimbocchiamoci le maniche, al bando i foglietti illustrativi e.. lunga vita all’improvvisazione!

 

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CREDITS:

Articolo a cura di Vittoria Poletti.

Immagini via https://aheneah.com/

 

LINK:

📎 https://aheneah.com/projects