Punto, linea, superficie.

«Il punto fa presa sulla superficie di fondo e vi si stabilisce per sempre. Così: esso è internamente la più concisa affermazione stabile, che sorge breve, ferma e rapida. Perciò il punto deve essere considerato, in senso esterno e interno, l'elemento originario della pittura e specialmente della grafica.»

— Vasilij Vasil'evič Kandinskij, fu un pittore russo, naturalizzato francese, precursore e fondatore della pittura astratta.

Per noi è sempre stato lì.

Una fetta di cielo, la porzione minima di qualcosa di più grande ancora, a ricalcare i confini dell'estate a sbalzo sul lago.

Un quadrante circolare, la geometria rigorosa, la scienza esatta: linee ferree, ascisse e ordinate a modulare la curva morbida di una circonferenza immaginaria, l'aspirare ad una forma perfetta.

 

Come la proiezione di un faro, un grande occhio, un'ombra lunga ed eterna inscritta in un cerchio, l'unico punto di origine e fine.

 

Un "Uroboros" secondo le antiche civiltà del pensiero, l'archetipo di un eterno rincorrersi e mordersi la coda, il circolo virtuoso e vizioso dell'energia universale che si consuma e si rinnova di continuo, il potere che divora e rigenera se stesso.

 

Come il susseguirsi delle stagioni, anno dopo anno, la rigenerazione ciclica della natura, la fiducia, la forza, la speranza e la spinta propulsiva nelle nuove partenze insieme alla tristezza aggrovigliata e introspettiva degli addii.

Un gioco di forze com'è solo la vita, il tutto racchiuso nella semplicità di una linea tirata a penna, un tratto nero e sottile in bilico sugli ultimi giorni di fine estate.


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CREDITS:

Articolo a cura di Vittoria Poletti.

Copertina: Vittoria Poletti per ©TheGoldfish. Riproduzione riservata.