//KATHLEEN RYAN – Vanitas Contemporanee

Non è tutto oro quel che luccica.. e viceversa.

Come in una Vanitas contemporanea l'artista newyorkese Kathleen Ryan riproduce fedelmente quella che a prima vista potrebbe sembrare della frutta avariata, ricreandola minuziosamente con intarsi di pietre preziose.

 

Non a caso la Ryan, 35 anni, è originaria di Santa Monica, dove -sotto il sole della California - le arance crescono in abbondanza.

Sin dagli esordi nella sua pratica artistica elementi come la frutta e il trascorrere del tempo sono stati leitmotiv presenti come oggetto di riflessione.

Ne è un esempio “Bacchante (Tall White)” (2016), una delle opere presentata alla Josh Lilley Gallery per la sua prima personale a Londra, dove una gigantesca cascata di acini di uva realizzati in cemento sfidavano la gravità, sospesi su una colonna.

 

Ogni "Bad Fruit" è un'opera a sè, che la Ryan impiega fino a due mesi a realizzare minuziosamente, trascorrendo metà della settimana nel suo studio a Tribeca. Le opere sono grandi approssimativamente un metro e contengono circa 10.000 gemme, dalla malachite allo smeraldo striato, dall'opale al quarzo fumé e all'amazzonite, per ricreare in modo quasi iperrealista il proliferare delle colonie di Penicillium digitatum, la tipica muffa grigia che ricopre gli agrumi.

 

La Ryan realizza prima la struttura portante in polistirene espanso leggerissimo, marcando già dal principio con un pennarello le diverse aree che saranno interessate dalla marciscenza, utilizzando perle di vetro di produzione industriale per le aree integre, riservando l'uso di pietre preziose e semi-preziose per le parti dove il decadimento sarà più pronunciato perchè, come sostiene la Ryan, Though the mold is the decay, it’s the most alive part", ed è quindi - in sintesi - è proprio questa continua erosione, il brulicare della muffa e dei batteri, lo sfaldamento e l'inesorabile declino che va celebrato e impreziosito.

 

Come racconta al New York Times la stessa artista:  “Le sculture sono belle e piacevoli, ma c’è una bruttezza e un disagio di fondo. Non sono solo oggetti opulenti, c’è un senso intrinseco di declino incorporato in loro che è anche qualcosa che sta accadendo nel mondo: l’economia sta crescendo, ma anche la disuguaglianza di ricchezza, il tutto a spese dell’ambiente”.

 

Volutamente eccessivo, quello di Kathleen Ryan è un lavoro certosino e unico nel suo genere che esalta le imperfezioni rendendole preziose facendo leva sul nostro common sense e su interrogativi importanti: cos'è realmente ripugnante?

Che valore diamo oggi ai nostri consumi, alla nostra necessità di circondarci di oggetti usa&getta per nutrire la nostra comfort zone?

E come consideriamo lo stesso scorrere del tempo, che tutto deteriora (e - allo stesso tempo - tutto impreziosisce)?

 

Un video in timelapse mostra la realizzazione di un "Bad Fruit".



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CREDITS:

Articolo a cura di Vittoria Poletti

Immagini via https://designboom.com/

In copertina: green-eyed monster’, 2019 - image courtesy of françois ghebaly

 

LINK:

Per approfondire ecco il link a un'intervista del NY Times, da cui è tratto anche il video con il making of:

📎 https://www.nytimes.com/2019/09/13/t-magazine/kathleen-ryan-artist.html