BLUETIFUL: 50 sfumature di Blu

«Il Blu è l'Invisibile che diventa visibile.»

— frase di Yves Klein: artista francese, precursore della Body art, da alcuni annesso al Nouveau Réalisme.

Ossessionato dal colore Blu, ne creò una sua versione, l'International Klein Blue (IKB, =PB29, =CI 77007) sospendendo del pigmento in una resina sintetica.

"Bluetiful": è questo il nome dell' ultima sfumatura di blu scoperta nel 2009 nel laboratorio del professore e chimico indiano Mas Subramanian, all'Oregon State University.

 

La nuova nuance, YInMn (o Mas Blue) per i tecnici, è composta da una miscela di ossidi di ittrio, indio e manganese, metalli combinati a ossigeno ed è stata scoperta per errore dallo studente Andrew Smith durante alcuni esperimenti termici per testare una fibra ad alta conducibilità elettrica.

 

A duecento anni dalla scoperta del blu cobalto, avvenuta nel 1802 per opera del fisico francese Louis Jacques Thenard, ecco quindi una nuova rivoluzionaria nuance di blu, con caratteristiche proprie singolari rispetto alle altre tonalità di blu conosciute fino ad oggi, che lo renderanno indubbiamente un pigmento utile e versatile adatto a essere impiegato su larga scala e in numerosi campi, candidandosi a diventare il colore del futuro.

A differenza dei suoi omologhi, infatti, il Bluetiful è ritenuto un pigmento stabile e a bassa tossicità, contrariamente al blu di Prussia (velenoso perchè tende a rilasciare cianuro), al blu oltremare sintetico (che emette acido solfidrico) e al blu cobalto (cancerogeno).

Inoltre l' YInMn ha il vantaggio di riflettere in maniera ottimale la radiazione infrarossa, diminuendo il riscaldamento da irraggiamento luminoso di tutti gli oggetti verniciati con questo pigmento proprio grazie alla sua struttura cristallina.

 

Peculiarità non indifferente, che lo rende adatto ad essere impiegato nelle vernici per il settore automotive, nel restauro dei dipinti, ma anche ad un utilizzo architettonico: facciate, tetti e superfici verniciate di Bluetiful potrebbero infatti risparmiare sull'aria condizionata, contribuendo a migliorare il benessere del pianeta.

 

Non solo: il Mas Blue potrebbe essere anche un colore "strategico", impiegabile dall'esercito per rendere "invisibili" alle rilevazioni uomini e mezzi, o ancora "estetico", utilizzabile dai calzaturifici su suole e tomaie (per refrigerare i piedi).

La ricerca di un blu perfetto, che fosse stabile, non mutasse aspetto alla luce del sole senza rivelarsi pericoloso e che non degradasse, ha infatti origini antiche e comprende in un unico abbraccio gli sforzi storici di grandi civiltà di alchimisti come gli Egizi, la dinastia Han in Cina e i Maya.

 

Un colore mistico, da sempre associato con il soprannaturale e la dimensione intima: nell'antico Oriente era considerato positivo e protettore contro il malocchio.

Si riteneva inoltre che gli occhi blu fossero un segno tangibile di poteri magici nascosti, un dato che ritroviamo comune anche ad altre civiltà: la parola "wedjet" in egiziano antico significa blu, e la stessa parola era usata per indicare l'occhio umano, così come l'Occhio di Ra.

 

In opposizione al giallo, considerato il colore della madre terra, il blu è da sempre indicativo del maschile (che sia il cielo-padre o il grande oceano, l'infinito, il metafisico). Nella cultura indiana corrisponde anche al chakra della gola Visshudhi (che significa purificare) ed è situato presso la prima vertebra cervicale.

 

I primi a crearlo furono gli Egizi intorno al 2200 a.C.: il blu egizio (noto anche come cuprorivaite) era costituito da una mescola di calcare macinato, sabbia e un minerale contenente rame, come l'azzurrite o la malachite, che veniva poi riscaldata ad alte temperature. Gli egiziani infatti tenevano la tonalità in grande considerazione e la usavano per dipingere ceramiche, statue e persino per decorare le tombe dei faraoni. Nell'antico Egitto infatti  il blu era considerato il colore dell'introspezione e dell'infinito ed era anche la tinta della pelle del dio dell'aria.

Nei successivi 6000 anni la produzione del blu fu in continua evoluzione: in natura è possibile ricreare il blu oltremare dal minerale Lazurite - famose sono le cave di lapislazzuli nell'odierno Afghanistan - o riprodurlo sinteticamente. Questo tipo di blu era molto costoso a causa della difficoltà di reperimento ed estrazione dei minerali e anche per questo la connotazione del nome è rimasta nei secoli indissolubilmente legata al luogo d'origine, l'Oriente (in epoca medievale chiamato “oltremare”). 

 

Questo pigmento è noto anche grazie alle ricerche monocromatiche dell'artista Yves Klein, che ha cercato di ottenere un colore diluito che non alterasse la splendida tinta dell’oltremare asciutto. Ci riuscì nel 1957, dando vita così al IKB, "International Klein Blue", ad oggi ancora prodotta dal colorificio Adam nel quartiere di Montparnasse a Parigi, dove lo storico titolare collaborò con Klein nella realizzazione del Blu e recentemente introdotta sul mercato nel 2018 da Ressource, prestigiosa azienda francese produttrice di vernici, in una partnership con la Yves Klein Estate, in occasione del novantesimo anniversario dalla nascita dell’artista.

 

Famoso anche il "Berliner Blau" ,o Blu di Prussia, scoperto accidentalmente dal produttore di tinture tedesco Johann Jacob Diesbach, dal contatto di uno dei materiali con cui stava lavorando, la potassa, con del sangue animale.

Un colore caro a Picasso (che lo utilizzo solo nel suo periodo blu), Hokusai e dall'astronomo inglese Sir John Herschel, che nel 1842 scoprì che la sua luminosità alla luce lo rendeva perfetto per creare delle copie dei disegni, rendendolo di fatto il "blu degli ingegneri". Di più: oggi il blu di Prussia viene usato in forma di pillola per curare l'avvelenamento da metalli.

 

I popoli nordici, specializzati nella tessitura, ricavarono una nuova sfumatura di blu, l'indaco, dalla macerazione di una pianta tipica delle regioni umide, l'Indigofera Tinctoria: questo processo lo rendeva adatto ad essere impiegato come tintura dei tessuti anche in ambito militare (il famoso blue navy), perchè molto resistente alla salsedine (e rendeva meno visibile le macchie di sangue).

Negli ultimi dieci anni gli scienziati hanno scoperto che i batteri Escherichia coli possono essere utilizzati  per produrre la stessa reazione chimica che produce l'indaco nelle piante. Questo metodo, chiamato "bioindaco", giocherà un ruolo importante nella produzione di denim ecologico in futuro.

 

Non ultima, la Pantone ha dedicato al 2020 il colore "Classic Blue", segno inequivocabile che la corsa al blu non si ferma, ma si conferma in continua evoluzione.


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CREDITS:

Articolo a cura di Vittoria Poletti.

Copertina: Vittoria Poletti per ©TheGoldfish. Riproduzione riservata.

Per le immagini nella gallery (da sinistra):

_ Dettaglio del pigmento del Blu Mas: https://it.businessinsider.com/

_ l Libro di Nut, dove sono raccolte le conoscenze astronomiche egizie. Nut è la dea che con il suo corpo compone la volta celeste.: https://arda2300.wordpress.com/

_ Yves Klein davanti all’opera “Grande Anthropophagie bleue – Hommage à Tennessee Williams” (ANT 76) alla galerie Rive Droite, 1960 –

Galerie Rive Droite, Paris, France © Photo – Pierre Descargues: https://notiziarte.com/

La Grande Onda di Kanagawa – Immagine Mostra Oltre l’Onda di Hokusai Hiroshige: https://www.oltrelonda.it/

_ Il "Classic Blue" di Pantone, color of the year 2020: https://www.stile.it/